VENERDÌ
1 MARZO 2019
ore 20:30
AUDITORIUM GAZZOLI
TERNI
INTERO € 3,00
RIDOTTO € 1,00
ANTHONY STRONG • voce, pianoforte
NICK COSTLEY-WHITE • chitarra
SPENCER BROWN • contrabbasso
ANDY BALL • batteria
Il ventunenne Luca Zennaro, musicista dal forte impatto ritmico, si esibirà il 1 marzo sul palco dell’Auditorium Gazzoli. Zennaro è arrivato secondo nel 2017 al concorso Jazz Stage di Riga. I brani proposti da Luca e dal suo gruppo composto da: Nicola Caminiti, Nicolò Masetto, Marco Soldà e Federico Pierantoni, alternano episodi dal forte impatto ritmico ad altri più eterei e riflessivi, tutto unito alla loro freschezza e capacità di catturare l’attenzione. Il titolo prescelto ricorda le lingue dell’Europa orientale ma non è altro che una versione “esotica” di giavascara, parola che nel dialetto dei nonni polesani di Luca significa scapigliato. Una scelta che la dice lunga su come questo lavoro sia il frutto di una ricerca, non solo musicale ma anche sulle sue origini.”
BIO: “Ha da poco compiuto ventuno anni Luca Zennaro, di Chioggia, e sta ancora frequentando il Dipartimento Jazz del Conservatorio F. Venezze di Rovigo, dove ha avuto modo di farsi apprezzare nel suo ultimo anno di insegnamento da Marco Tamburini. Che sia così giovane non si direbbe. Il suo primo disco da leader sembra fotografare un musicista già maturo, forte di una precisa idea musicale.
Molti i riconoscimenti sin qui ottenuti: Zennaro è secondo nel 2017 al concorso Jazz Stage di Riga, dove ha occasione di suonare con uno dei suoi idoli, Kurt Rosenwinkel, ma nello stesso anno è anche tra i finalisti del premio Massimo Urbani. Il trio ritmico veneto, completato dai solidi Nicolò Masetto e Marco Soldà, ha incontrato il sassofonista siciliano Nicola Caminiti – ora brillante studente della Manhattan School – nei seminari estivi di Siena Jazz 2016, e l’empatia nata in breve tempo tra i quattro musicisti è parsa così naturale da convincere Luca a formare il suo primo gruppo stabile.
I brani, composti dal chitarrista in questi ultimi due anni, alternano episodi dal forte impatto ritmico ad altri più eterei e riflessivi, ma colpiscono tutti per la loro freschezza e capacità di catturare l’attenzione sin dal primo ascolto. Oltre a sette riuscite composizioni originali – fra cui ci piace ricordare Ritorno a Baker Street ma anche le più movimentate Can’t wait for Enrico e Sounds like a lie – Zennaro propone un’accorata rilettura di Giochi di luci, dolcissima ballad di Marco Tamburini, indimenticato maestro che aveva subito intuito il suo talento. In questo, così come nel brano che lo precede, si aggiunge con efficacia al quartetto il ventottenne trombonista bolognese Federico Pierantoni, cui va dato merito di essere entrato senza problemi nello spirito del disco.
Una curiosità, legittima, viene suscitata dal titolo prescelto, che ricorda le lingue dell’Europa orientale ma che non è altro invece che una versione “esotica” di giavascara, parola che nel dialetto dei nonni polesani di Luca significa scapigliato. Anche questa è una scelta che la dice lunga su come questo lavoro sia il frutto di una ricerca, non solo musicale, che ha che fare con le sue origini.
Molti i riconoscimenti sin qui ottenuti: Zennaro è secondo nel 2017 al concorso Jazz Stage di Riga, dove ha occasione di suonare con uno dei suoi idoli, Kurt Rosenwinkel, ma nello stesso anno è anche tra i finalisti del premio Massimo Urbani. Il trio ritmico veneto, completato dai solidi Nicolò Masetto e Marco Soldà, ha incontrato il sassofonista siciliano Nicola Caminiti – ora brillante studente della Manhattan School – nei seminari estivi di Siena Jazz 2016, e l’empatia nata in breve tempo tra i quattro musicisti è parsa così naturale da convincere Luca a formare il suo primo gruppo stabile.
I brani, composti dal chitarrista in questi ultimi due anni, alternano episodi dal forte impatto ritmico ad altri più eterei e riflessivi, ma colpiscono tutti per la loro freschezza e capacità di catturare l’attenzione sin dal primo ascolto. Oltre a sette riuscite composizioni originali – fra cui ci piace ricordare Ritorno a Baker Street ma anche le più movimentate Can’t wait for Enrico e Sounds like a lie – Zennaro propone un’accorata rilettura di Giochi di luci, dolcissima ballad di Marco Tamburini, indimenticato maestro che aveva subito intuito il suo talento. In questo, così come nel brano che lo precede, si aggiunge con efficacia al quartetto il ventottenne trombonista bolognese Federico Pierantoni, cui va dato merito di essere entrato senza problemi nello spirito del disco.
Una curiosità, legittima, viene suscitata dal titolo prescelto, che ricorda le lingue dell’Europa orientale ma che non è altro invece che una versione “esotica” di giavascara, parola che nel dialetto dei nonni polesani di Luca significa scapigliato. Anche questa è una scelta che la dice lunga su come questo lavoro sia il frutto di una ricerca, non solo musicale, che ha che fare con le sue origini.