LEZIONE 2

LA MELODIA

Colours Jazz Orchestra

direzione Massimo Morganti

 

Protagonista della seconda lezione concerto è la melodia. L’elemento che più ci rimane impresso nella memoria, che più ci colpisce quando ascoltiamo un brano musicale è quasi sempre la melodia. Alle volte basta anche un solo ascolto per essere già in grado di canticchiare o fischiettare la melodia di un brano. In fondo la melodia è l’aspetto cantato della musica, come il ritmo è il suo aspetto ballato.

Ma cosa si intende per melodia?

La verità è che la melodia può essere molte cose, come un tema, un motivo, e può trovarsi ovunque: in un ritornello, in un controcanto, o persino in un sottofondo. Per diventare una melodia, o meglio un tema, la serie di suoni in questione non solo deve essere organizzata ritmicamente ma deve avere un senso compiuto, deve esprimere cioè un pensiero musicale completo e soddisfacente. I compositori di tutti i generi musicali conoscono bene come rendere un motivo musicale efficace e facilmente memorizzabile, due caratteristiche che sono di solito la chiave per il successo. La prima tecnica è la ripetizione. Un motivo, se particolarmente azzeccato può venire ripetuto, magari due o tre volte, prima di passare ad un altro motivo o ad altro materiale. Ma la ripetizione non è l’unica tecnica che i compositori usano per rendere un motivo “orecchiabile”: anche la sequenza gioca un ruolo importantissimo in questo caso. La sequenza è la riproposizione di un motivo in un’altra tonalità, quindi ad un’altezza più alta o più bassa. Nel jazz però, melodia vuol dire anche improvvisazione: per poter improvvisare una melodia bisogna innanzitutto conoscere alla perfezione la sua struttura armonica, essersi esercitati sulle scale, sugli arpeggi e su tutta una serie di strumenti melodici, dopo di che si sarà in grado, con un po’ di pratica e a volte di coraggio, di muoversi con confidenza e creare un verso “assolo”.