Colours Jazz Orchestra
direzione Massimo Morganti
La terza lezione concerto ha per oggetto l’armonia.
L’aspetto più profondo, meno visibile e forse più criptico della musica è senza dubbio l’armonia. L’armonia è anche l’elemento che riesce a conferire maggiore o minore intensità al discorso musicale. La stessa melodia armonizzata in modi diversi è capace di far percepire emozioni completamente diverse, anche contrastanti: una melodia solare e serena, a cui si sottopone un’armonia alterata, può diventare scura e ricca di tensioni. E viceversa.
Ma cosa si intende per armonia in musica?
L’armonia si crea quando più suoni vengono suonati simultaneamente. Questi gruppi sonori si chiamano accordi. I più semplici hanno tre suoni e vengono dette triadi. Ma si possono formare accordi anche con quattro, cinque o più suoni. Naturalmente non si formano accordi scegliendo molteplici note a caso, la costruzione degli accordi (e quindi l’armonia) segue delle regole precise. Non è questa la sede per esaminare i dettagli tecnici di tali norme, ma gli esempi saranno molto eloquenti sul loro effetto. Il jazz è un genere musicale in cui l’armonia gioca infatti un ruolo fondamentale e se ne fa largo uso. A volte, per trasformare una semplice canzone pop o un brano di musica classica in qualcosa di più jazzistico, è sufficiente cambiarne l’armonia: modificando cioè gli accordi. Ad esempio, anche una canzone rock può essere trasformata conferendogli un carattere jazz, proprio attraverso il sapiente uso di specifiche armonie, che spesso e volentieri sono più sofisticate e complesse di quelle originarie, sebbene la melodia del brano rimanga la medesima.